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«Il nostro percorso è stato quello di una startup, siamo nati, abbiamo raccolto capitale, cresciuti come business, e ora ci siamo quotati in Borsa», spiega a Startupitalia, Tommaso Baldissera Pacchetti, primo azionista di CrowdFundMe, il primo portale di equity crowdfunding a quotarsi in Borsa, la prima fintech in Italia.

Lo scorso 25 marzo, la fintech si è quotata a Piazza Affari, collocando oltre 300mila azioni, con un incasso complessivo di 2,8 milioni, che hanno portato la post quotazione dell’azienda a 13 milioni: «L’ambizione è di essere un po’ da esempio per le startup che cercano di raccogliere capitali presso venture, ma non hanno mai pensato di rivolgersi a dei mercati più tradizionali, come la Borsa», continua Tommaso che in quest’intervista svela alcuni retroscena di CrowdFundMe e offre degli scenari su come è destinato ad evolvere l’equity crowdfunding nel nostro Paese.

 

I numeri e il caso di successo di CleanBnB

«Volevamo creare un portale che aiutasse gli imprenditori che volevano investire in startup a cercare buoni affari. Nel 2015 la piattaforma era dedicata a pochi eletti. Abbiamo creato una vetrina, poi siamo cresciuti raccogliendo 278mila euro da 122 investitori nel 2017».

In questi anni, la piattaforma ha finanziato 45 progetti, con oltre 7.100 investimenti per una raccolta di 14 milioni di euro.

Tra i progetti casi di successo, come quello di CleanBnB, la startup di Francesco Zorgno che offre servizi a chi investe in affitti brevi: «Quando è arrivato da noi il progetto era poco più di un business plan. Poi ha fatto una prima raccolta di 120mila euro. Soldi che il team hanno investito in un progetto è cresciuto di anno in anno. Poi è tornata sulla piattaforma, raccogliendo in poche settimane 500mila euro con l’apporto di 200 investitori».

 

La forza nella comunicazione

Tommaso racconta qual è la marcia in più che ha portato la piattaforma a crescere fino a quotarsi in Borsa: «Abbiamo puntato da subito su investitori non professionali, un pubblico molto eterogeneo dal punto di vista del reddito, che molto spesso non ha un portafoglio titoli. Una scelta che alla fine ha pagato».

Per avvicinare una tipologia di pubblico poco “educata” all’uso di strumenti finanziari, CrowdFundMe, ha puntato fin da subito sulla comunicazione: «Ci siamo mossi fin da subito con blog e social media per spiegare il fenomeno, far capire cos’è l’equity e raccontare sia i vantaggi che i rischi, in un’ottica che ha sempre privilegiato la trasparenza con gli investitori».

Un rapporto di fiducia che il team ha costruito nel tempo anche con le startup che hanno scelto di promuoversi sulla piattaforma: «Il nostro lavoro si divide in due fasi. Prima offline, dove supportiamo il progetto nella stesura di un business plan, ne verifichiamo le metriche, le certificazioni e i brevetti. E poi c’è il supporto nella fase dopo la pubblicazione, dove lavoriamo per promuovere al meglio i progetti sui nostri canali. Un lavoro molto scrupoloso che ci ha portato ad avere l’80% dei progetti finanziati».

 

Borsa & fintech

L’ingresso in Borsa può essere per Tommaso da esempio per altre startup, nel fintech, come in altri settori: «In un ecosistema come quello italiano dove c’è carenza di capitali, bisogna provare anche i mercati tradizionali e creare sinergie. L’apertura del capitale al mercato può solo fare bene a molte startup, che possono così essere più trasparenti e ispirare maggiore fiducia agli investitori».

Investitori, che secondo Tommaso, sono sempre più vicini alle startup e alle PMI: «Il rapporto tra investitore e azienda sta diventando sempre più empatico. L’investitore vuole mettere i soldi in un business capace di aiutare l’economia reale e  vederlo crescere. In questo gli strumenti di equity crowdfunding stanno avendo un ruolo decisivo Di sicuro, dà maggiori soddisfazioni scommettere su una realtà del futuro che comprare azioni di big company, come Fiat o altri».

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Gli scenari dell’equity crowdfunding

Tommaso cita tre elementi che contribuiranno alla crescita dell’equity nei prossimo anni tra cui la possibilità per i portali di collocare anche i mini bond delle PMI (aprendo così un mercato da 1, 3 miliardi di euro). Poi l’apertura della Consob delle consultazioni per regolamentare le offerte iniziali e gli scambi di criptovaluta, che hanno tra i protagonisti proprio i portali di equity crowdfunding.

«Il mercato diventerà più maturo. Il confronto tra piattaforme di equity non avverrà più tra chi ha raccolto di più, ma tra chi è riuscito a far fatturare di più i suoi investitori. Per quanto ci riguarda, in futuro c’è il desiderio di sviluppare una piattaforma di scambio quote, simile a una bacheca di annunci, per rendere più liquide le azioni comprate su CrowdFundMe».